Scheda Film

Paese: Gran Bretagna 29/04/1999
Regia: Ken Loach
Durata: 105 min.
Data di uscita: 4 dicembre 1998
Rating IMDB: 7,5
Interpreti: Peter Mullan, Louise Goodall, Gary Lewis, David McKay, Lorraine McIntosh.

My name is Joe

di Ken Loach

In programmazione il 1 Gennaio 1970

Aggiungi al tuo calendario 1970-01-01 17:00:00 1970-01-01 21:30:00 Europe/Rome My name is Joe Film Cinalci Cinema Sala Raimondi, Crotone Cinalci info@cinalci.it

In programmazione: 29/04/1999

Descrizione

Glasgow. Joe è un ex alcolista che per vivere unisce qualche lavoretto al sussidio di disoccupazione. Allena anche una squadra di calcio di dilettanti di cui fa parte Liam, giovane ex tossicodipendente sposato con Sabine e padre di un figlio. Joe cerca di prendersene cura e facendo ciò conosce l’assistente sociale Sarah di cui si innamora. La loro relazione viene però messa in pericolo da quanto Joe mette in atto per venire in aiuto di Liam.
Peter Mullan offre un contributo non secondario a questo film di Ken Loach (riconosciutogli a Cannes con il premio quale migliore attore). È grazie alla sua interpretazione che prende corpo uno dei personaggi destinati a stagliarsi nella filmografia loachiana. Joe ha una personalità complessa: inadatto al compromesso ha un passato da cui vuole liberarsi ma che ne condiziona il presente. La sua vocazione paterna si esplicita nella conduzione della squadra di calcio così come nel desiderio di evitare a Liam e Sabine di sprofondare in dipendenze analoghe a quella che lo ha segnato. È, a suo modo, un assistente sociale senza titoli di studio ma quando incontra Sarah è costretto a ricercare in se stesso le motivazioni più profonde e a confrontarsi con il rapporto che intercorre tra mezzi e fine. La sua generosità innata, il suo bisogno di correre in soccorso di chi è fragile (avendo sperimentato la fragilità) lo mette in contrasto con l’etica di Sarah. La donna (di cui Loach ci offre un nudo che non ha nulla della siliconata ostentazione che invade tanto cinema ma che invece ci richiama saggiamente alla normalità) non manca di attenzione nei confronti dei propri assistiti ma non può accettare che si travalichino certi limiti anche se non farlo può significare il precipitare di una o più vite nella disperazione. È un contrasto che trova nella sequenza finale uno sbocco a cui spetta allo spettatore fornire un’ulteriore significazione.

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