Vita di Campagna

In programmazione: 15/05/1997

Descrizione

Sembra ormai irefrenabile l’impulso di portare il teatro in cinema. Impulso magnifico del resto, se si rispettano teatro e cinema. Se si cerca la novità e l’artificio ecco che la caduta è verticale perché più ci si allontana dai testi originali, più si va nell’inutile e nel caos. Dopo Riccardo III di Loncrain e ben due Zii Vania di Malle e Hopkins ( August), ecco un altro Zio Vania di questo australiano velleitario che dispone inutilmente di buoni attori. Siamo nel 1915. Un anziano critico teatrale (interpretato dal regista stesso) torna in Australia dopo molto anni. La sua giovane moglie (Scacchi) si innamora del giovane medico (Neill). Eleganza e natura. Ma non basta. Prodotto nel ’94 e approdato nell’estate di due anni dopo.


Segreti e bugie

In programmazione: 08/05/1997

Descrizione

Madre, figlia, fratello della madre, amici della figlia. Incomprensione, solitudine, tentativi di risolvere i rapporti. La vita scorre fra cose desolatamente normali. Lunghi discorsi su inezie con qualche squarcio improvviso come la presa di contatto di una ragazza con la madre che non ha mai conosciuto. Alla fine puoi anche essere ben disposto e impegnarti, ma rimane un’amarezza senza soluzione. Amatissimo dalla critica, vincitore della Palma d’oro a Cannes ’96, molto ben interpretato con Brenda Blethyn (la madre) in evidenza, a sua volta vincitrice a Cannes e “nominata” all’Oscar. In sostanza un bel lavoro, anche se troppo beatificato.


Michael Collins

In programmazione: 24/04/1997

Descrizione

Michael Collins è uno degli uomini storicamente più importanti dell’IRA, il movimento di liberazione irlandese.
Comincia parlando nelle piazze, poi con gli attentati, sempre più importanti. Nel 1921 negozia il trattato con l’Inghilterra. Successivamente è il primo capo del governo provvisorio dello Stato libero d’Irlanda. L’anno dopo viene
ucciso in un’imboscata da un “dissidente”. Tutto questo propone il film con una certa passione e una buona attenzione alla verità. Passando dall’avventura al thriller, attraverso momenti di grande violenza. Michael ama Kitty e ama-odia De Valera, lo stratega dell’IRA, suo amico-rivale. Manca un po’ d’invenzione. Insomma, prodotto onestamente efficace.


Briganti

In programmazione: 17/04/1997

Descrizione

Quattro epoche storiche si confrontano. L’oggi a Parigi in un ambiente di malviventi; il Rinascimento in Georgia con i combattimenti contro i musulmani; la Russia imperiale; la Russia rivoluzionaria. Iosseliani viaggia nel tempo per dirci che la storia non cambia e i più deboli debbono sempre confrontarsi con l’oppressione. Peccato che utilizzi un genere (la satira grottesca) che non è nelle sue corde. Ne esce così un film che, soprattutto nella parte rinascimentale, ricorda i “decamerotici” italiani degli anni Settanta. Il fine cesellatore di Caccia alle farfalle rischia di farsi soffocare dalla sua voglia di prendersela con il potere comunista che lo ha vessato più volte.


Ritratto di signora

In programmazione: 10/04/1997

Descrizione

Dal romanzo di Henry James. Provincia inglese, 1870: Isabella Archer, giovane e splendida americana, riceve una cospicua eredità alla morte dello zio. Inutilmente corteggiata da nobili e ricchi, approda a Firenze dove cade nella rete di Osmond (Malkovich) raffinato finto gentiluomo, in realtà fasullo e prepotente. Complice l’infida Madame Merle (Hershey), Isabella sarebbe solo lo strumento per fornire una dote alla figlia del marito. Dopo anni di pessimo e infelice rapporto la donna torna in Inghilterra. Forse si libererà. Grande romanzo, stupendi attori, budget adeguato, la scenografia naturale (Roma, Firenze, i vecchi palazzi, i saloni, i giardini, l’antiquariato) più nobile possibile. Tutto servito abbastanza male da una regista che non resiste alla tentazione di mostrare, scena dopo scena, sistematicamente, i propri muscoli. Autocompiacimento a oltranza, ogni quadro studiato in eccesso, inquadrature oblique, sdoppiamenti di immagine, tutto sopra le righe e molti momenti di vuoto. Davvero un peccato. Campion non è certamente brava come Scorsese ( L’età dell’innocenza), ma nemmeno come Yvory ( Casa Haward) o Ang Lee ( Ragione e sentimento). Nicole bella da togliere il fiato, e anche abbastanza brava.


Voci nel tempo

In programmazione: 03/04/1997

Descrizione

Le voci del tempo sono i normali rumori della vita nel paese di Castellaro: i giochi dei bambini, i motori che rombano, la musica da ballo, soprattutto i rumori impalbabili e misteriosi della natura.
E la macchina esamina circolarmente i paesaggi nella luce diversa della giornata, poi delle stagioni, poi degli anni.
Piccole registrazioni di sentimenti e di atti, normali e conosciuti, ma che quasi avevamo dimenticato. Un buon tentativo.


Non tutti hanno la fortuna di avere avuto genitori comunisti

In programmazione: 27/03/1997

Descrizione

Inizio anni Sessanta, Parigi.
Irène (Irina per Ivan solista dell’Armata Rossa) sogna il sole dell’avvenire e la conversione del marito reazionario in un militante del Pcf. Non le mancano i problemi, sia sul versante ideologico che su quello politico. Commedia a lieto fine che ricostruisce un pezzo di vita francese con un’ironia morbida, che trova nella Balasko un’interprete versatile.


Sotto gli ulivi

In programmazione: 20/03/1997

Descrizione

Prodotto nel 1994, distribuito da noi due anni dopo.
Sul set di un film si intrecciano vicende vere e di finzione.
Un poveraccio – è anche analfabeta – si innamora di una delle attrici e cerca di dimostrarglielo sul set. La solita storia che accomuna molti autori che narrano sempre un film nel film.
Stucchevole.
La piccola poesia presente non giustifica il giudizio troppo lusinghiero che certa critica ha dedicato al lavoro del regista iraniano.


Hello Denise

In programmazione: 13/03/1997

Descrizione

La festa di Linda va deserta perché tutti gli invitati si sono defilati convinti della partecipazione degli altri, sentiti per telefono.
Questa è solo una delle situazioni che si incontrano in un film in cui l’apparecchio telefonico domina incontrastato.
È molto meglio nascondersi dietro un apparecchio telefonico che affrontare i rischi della conoscenza diretta.
Fino a quando Denise non rintraccia, via telefono ovviamente, il donatore di seme che le sta dando un figlio.
Una commedia che sa arrivare al centro di uno dei problemi che attraversano la nostra società (quello relazionale) con leggerezza e intelligenza.
Film sorpresa della Settimana della Critica a Cannes 1995.


La mia Generazione

In programmazione: 27/02/1997

Descrizione

1983.
Braccio (Amendola), detenuto politico (è stato terrorista) viene portato dalla Sicilia a Milano da un capitano dei carabinieri (Orlando).
Gli sono stati concessi dei colloqui con la sua ragazza.
Durante il viaggio il capitano si mostra gentile, aperto, dalla sua parte.
Arrivati quasi a destinazione l’ufficiale getta la maschera.
Era tutto un trucco, il detenuto potrà avere dei privilegi, e forse presto la libertà, se parlerà e denuncerà un suo compagno latitante, probabilmente assassino di un poliziotto.
Braccio rifiuta.
Film perfetto nel nuovo panorama italiano: cupo, buio, triste e pessimista. Argomenti che forse hanno fatto il loro tempo.
Ne esce l’istantanea di un’Italia senza speranza che sembra un ex paese dell’est.
In questo contesto non può naturalmente mancare l’onnipresente Orlando.
Certo, strutturalmente il film è abbastanza corretto.
Con una menzione per Vincenzo Peluso ( I buchi neri), bravissimo nel ruolo di un estroverso detenuto napoletano.


Fargo

In programmazione: 20/02/1997

Descrizione

Jerry Lundegaard gestisce una concessionaria d’auto e ha un impellente bisogno di denaro liquido. Escogita il rapimento della moglie per ottenere un cospicuo riscatto dal suocero ostile.
Ingaggia due crudeli quanto incapaci malviventi che riescono a tramutare il dramma in tragedia.
Sarà l’intervento di Marge Gunderson, capo della polizia locale, in avanzato stato di gravidanza, a risolvere la situazione.
I Coen, come tutti i registi di razza, si divertono a spiazzare.
Se Mr. Hula-hoop aveva marcato un netto stacco dalle ricerche linguistiche di un Barton Fink pur conservando un elevato tasso di cinefilia, con Fargo, presentato a Cannes 1996 senza suscitare particolari reazioni, sembrano cambiare registro.
Anzi c’è chi, in cerca di sicurezze, è andato citando il loro film d’esordio, quel Blood Simple che in realtà non ha con questo film nient’altro che una superficiale affinità.
Entrambi sono dei thriller, ma se il primo si rifaceva alle atmosfere alla James M. Cain, quest’ultimo è un’analisi spietata della profonda stupidità di gran parte della violenza contemporanea.
I due criminali, interpretati da Steve Buscemi e Peter Stormare, sono al contempo troppo cinematografici per essere “veri” (fanno spesso venire in mente i due ladri rapitori dei dalmata de La carica dei 101) e troppo tragicamente reali per essere solo frutto della finzione.
Su quella distesa di neve senza fine, destinata a macchiarsi di sangue versato senza un briciolo
di quella strategia del delitto che faceva grandi gli omicidi hitchockiani, si va a rappresentare la storia di una Twin Peaks in sedicesimo in cui i fatti sono accaduti nella realtà e che è luogo di origine dei due fratelli.
Fargo è un film “congelato” come gli spazi e i personaggi che mette in scena.
Le loro origini scandinave costituiscono quasi un certificato di garanzia della loro capacità di controllarsi (si veda in proposito la sequenza in cui Marge incontra nel bar il compagno di scuola di origine giapponese) e questa discendenza viene sottolineata, nell’edizione originale, dall’accento richiesto agli interpreti.
È quasi come se i Coen, a dispetto del loro cognome, ci volessero parlare della loro infanzia, delle origini, della loro idea di un cinema che, per quanto onnivoro sia, ha in Kubrick e in Hitchcock dei punti di riferimento che paiono ineludibili.
È il personaggio di Marge (moglie nella realtà di Joel Coen) che sfida le leggi dell’equilibrio e della gravità, che segna il film.
Non è particolarmente intelligente né si avvale di grandi strategie investigative, eppure riesce a risolvere un caso che, proprio per l’ottusità che sembra connaturata all’ambiente, ha già raggiunto e superato il limite della tragedia.
Ma tutto si svolge in una routine in cui, alla fine, il detective ne sa meno di noi.
Eccoci allora collocati in una prospettiva hitchockiana in cui le reali dimensioni dell’accadimento sono note al nostro sguardo da voyeurs consapevoli che il bambino che si trova in quella pancia sta per entrare in un mondo ancora più tragicamente assurdo di quel che sembra. Oscar a France McDormand.


Strange Days

In programmazione: 13/02/1997

Descrizione

James Cameron, la cui contiguità con Kathryn Bigelow andò ben oltre la breve esperienza matrimoniale, firma soggetto e sceneggiatura di Strange Days, traendo spunto dai tumulti
razziali scoppiati nel 1992 negli Stati Uniti, seguiti al pestaggio di Rodney King da parte di 4 poliziotti.
Los Angeles 30 dicembre 1999, ultimi momenti del 20° secolo.
La fine di un millennio di un mondo in rovina, in preda all’anarchia, duramente repressa dalle forze
dell’ordine.
Ambientato in un futuro metropolitano apocalittico per allora non molto lontano (evidenti i richiami con Blade Runner): un avvenire prossimo in cui una nuova droga, lo squid (che permette di vivere in prima persona esperienze altrui) soppianta quelle vecchie, con un effetto di assoluta sostituzione dell’io.
L’espediente del nuovo stupefacente in circolazione offre allo spettatore cinematografico l’impressione di percepire e vedere tutto in diretta.
Per ottenere questo effetto si utilizzò la soggettiva per rendere l’idea di veri e propri frammenti di vita consequenziali, stupri e omicidi, sensazioni parallele e amplificate di vittime e carnefici. Gli effetti dello squid sono mostrati fin dalla prima sequenza della morte in diretta di un rapinatore che precipita tentando di saltare da un palazzo a un altro per sfuggire alla polizia, fruita in replay da Lenny Nero (Ralph Fiennes) che testa la merce di cui è spacciatore.
La meta-visione del pubblico crea un corto circuito percettivo spiazzante e disorientante: chi
guarda cosa con gli occhi di chi? Questa estremizzazione del vouyerismo raggiunge l’acme nell’episodio dello stupro di una prostituta (la Bigelow è la prima regista donna a filmare una violenza sessuale).
Astratto e realistico, filosofico e carnale, estetico e mai estetizzante.
È il cinema di Kathryn Bigelow, troppo dotata nella messa in immagini. Sempre adrenalinico.
Tra conflitti e confronti.
Sempre oltre la tranquillizzante divisione tra i generi: quella primaria (maschile/femminile) e quella secondaria che coinvolge linguaggi, generi, stili, punti di vista mai totalizzanti e sempre discutibili.


Guantanamera

In programmazione: 06/02/1997

Descrizione

Una cantante e un commerciante si ritrovano dopo essersi amati cinquant’anni prima.
Lei muore per l’emozione e bisogna farle un complicato funerale.
Intorno a questa vicenda vive il variopinto mondo di Guantanamo. La vita è difficile, manca da mangiare, la benzina, i servizi sono insufficienti.
Ma lo spirito sudamericano, con la sua fantasia e il suo ottimismo supera tutto. Forse il domani
sarà davvero migliore. Colorito esercizio dimenticabile.


Nitrato D’Argento

In programmazione: 30/11/1997

Descrizione

Presentato fuori concorso alla 53esima mostra di Venezia.
Con lo spunto di alcuni leggendari spezzoni di cinema, Ferreri legge alcuni dei grandi fatti del secolo.
Passano sullo schermo il primo bacio e il primo western, siamo negli anni Dieci, la gente impazzisce per la nuova trovata.
Ecco Charlot per la felicità di tutti, ecco Dillinger (quello vero) che viene ucciso all’uscita di un cinema: non aveva resistito alla tentazione di vedere Jean Harlow.
Commoventi gli spezzoni sul set di Ladri di biciclette, con De Sica che, per far piangere il piccolo Stajola, quasi lo schiaffeggia.
Arriviamo al Sessantotto: si proietta Rossellini in uno stanzone, gli studenti sono seduti per terra e viene offerta pastasciutta.
Un ragazzo dice: “il cinema non è arte, è una funzione, come cacare e mangiare..” Ed ecco che il primo piano della Bergman in Stromboli vien portato fuori dalla sala e proiettato per strada, sui muri, in mezzo alla gente.
Ferreri non rinuncia all’autocitazione. Una ragazza, vedendo una sequenza della Grande abbuffata dice “questo film è una schifezza”.
L’amore per il cinema naturalmente traspare, anche se Ferreri non è uno che mitizzi facilmente.


Dead Man

In programmazione: 23/01/1997

Descrizione

William Blake è un giovane che va a cercare lavoro nel West.
Uccide accidentalmente un uomo e inizia un percorso che lo porterà alla morte in compagnia di un americano che ha studiato in Inghilterra e pensa di trovarsi al fianco del poeta omonimo. Jim Jarmusch ci racconta un West rabbuiato e cupo con forti allucinazioni visive in un film molto lontano dalle sue opere precedenti, ma fortemente personale.


Si gira a Manhattan

In programmazione: 16/01/1997

Descrizione

New York.
Le vicissitudini di un regista indipendente alle prese con un film difficile.
Tutto si mette contro di lui, il capitale irrisorio a disposizione, gli attori, il produttore. Divertente.
Premiato al Sundance Film Festival.


Vesna va veloce

In programmazione: 09/01/1997

Descrizione

Vesna, ventunenne ceca, si allontana dalla sua comitiva e rimane a Trieste con la precisa intenzione di fare la prostituta.
Dopo le prime difficoltà iniziali i soldi cominciano ad arrivare.
Gli incontri con gli uomini sono tutt’altro che dolorosi, l’unico che la tratta male (anzi,
malissimo, le dà una coltellata) è un magnaccia jugoslavo.
La soccorre il mite Antonio (Albanese) che si innamora di lei.
Dopo una breve convivenza con qualche dolcezza reciproca, la ragazza preferisce continuare la sua vita.
Trovata senza passaporto, fugge per non essere rimpatriata, e finisce sotto un camion. Film iporealista con qualche buona idea (carrellate sulle vetrine del consumo per esempio) ma con gravi mancanze di sceneggiatura e malamente servito dalla colonna sonora (Jan Garbarek).
Niente è ben definito e non si capisce quale sia la tesi del film: la ragazza non è vittima innocente di alcun sistema, è perfettamente consapevole di quello che fa.
Film assolutamente rappresentativo dell’attuale movimento del cinema italiano, socialmente velleitario e limitato a una triste e sterile denuncia senza la minima proposta.
Storie povere e d’attualità rappresentate da soli caratteristi.


La Frontiera

In programmazione: 19/12/1996

Descrizione

Franco Giraldi ha un padre italiano e una madre slava.
Queste origini familiari possono averlo spinto ad adattare per il grande schermo il romanzo di Franco Vegliani.
La Storia ripete se stessa nel passaggio dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale in Dalmazia, riflettendosi nelle piccole storie quotidiane di militari e di civili.


Riccardo III

In programmazione: 12/12/1996

Descrizione

Riccardo, alla morte di suo fratello Edoardo IV re (York) d’Inghilterra, non si accontenta della reggenza e usurpa il trono, uccidendo tutti, fratello, nipoti, moglie e nemici.
Poi viene sconfitto e ucciso nella battaglia di Bosworth (1485) da Enrico Tudor, erede dei Lancaster.
Dall’adattamento teatrale di Richard Eyre.
Shakespeare aveva fatto di Riccardo il più grande e corrotto assassino della storia (nobile) dell’uomo.
Il regista Loncraine ha spostato la vicenda agli anni Trenta, con tanti simboli, a cominciare da Riccardo che assomiglia stranamente a Hitler.
In sostanza le lotte per il potere sono sempre le stesse, nei vari secoli.
L'”artificio” è quello di far parlare i personaggi aderendo rigorosamente al testo classico, con un
contrasto singolare che comunque ha funzionato se il film ha vinto l’Orso d’argento a Berlino e se ha ottenuto ben quattro “nomination” all’Oscar.
La sensazione è comunque quella di un eccesso di artificio: ci sono persino le canzoni di Al Jolson ad accompagnare l’azione.
Una bella sorpresa dalla Bening. Fuori discussione la bravura di Ian McKellen, ritenuto il massimo attore shakespeariano contemporaneo.


L’albero di Antonia

In programmazione: 05/12/1996

Descrizione

Alla fine guerra Antonia torna a casa, nel suo paesino olandese, insieme alla figlia.
Da quel momento la donna è al centro di tutte le vite e rapporti.
La figlia ha una figlia, la quale ha una figlia.
Sono dunque quattro le generazioni.
Una mattina Antonia si alza con la sensazione che quello sarà l’ultimo giorno della sua vita.
Lo dice a tutti e muore circondata dai suoi affetti.
Nel frattempo è successo tutto: amori (anche fra donne), il lavoro, la religione, il sesso, l’odio e la vendetta.
E inoltre filosofia, coraggio e poesia. Tutto torna e ritorna.
Con qualche accento surreale.
Intreccio davvero composito, che mescola tutte le culture con riferimenti anche alle storie
sudamericane alla Marquez.
Film completamente dalla parte delle donne.
Considerazione sulla felicità, il dolore e la morte, cosa naturale, buona e meritata.
Vincitore del premio Oscar quale film straniero.


Nelly e Monsieur Arnaud

In programmazione: 28/11/1996

Descrizione

Nelly lascia il marito dopo averlo mantenuto un anno.

Incontra l’anziano Arnaud che le dà del denaro e un lavoro (ribatterà al computer un manoscritto dell’uomo) senza chiederle nulla in cambio.
Nelly è asciutta e silenziosa, fredda si direbbe, e bugiarda.
Viene corteggiata da un editore, che viene subito scaricato quando dimostra intenzioni serie.
Quando la donna cerca di tornare sui propri passi è tardi.
A Nelly non rimane che l’anziano, col suo affetto almeno.
Ma anche lui parte per un lungo viaggio con l’ex moglie. Straordinario Serrault e monocorde
Emmanuelle. Equilibrio di sentimenti perfetti, così come la conduzione dei rapporti e delle piccole vicende periferiche, fra realismo, sensibilità e intelligenza.
La soluzione di tutti gli intrecci è definita, l’unica possibile.
Un caso in cui l’autore oltre a cercare, “trova” davvero.
Dialoghi essenziali, minimali, ma con impennate di fraseggio, profondità e poesia mixate con naturalezza e maturità da un regista che si dimostra anche straordinario scrittore, e che non ha avuto bisogno delle frequenti “invenzioni francesi”, quella ricerca dell’imprevedibile e originale a oltranza che caratterizza quel cinema e anche quello di Sautet fino a Un cuore in inverno.
Film essenziale e ben girato.


L’Ussaro sul tetto

In programmazione: 21/11/1996

Descrizione

Provenza 1832.
Un patriota italiano è rifugiato in un villaggio e sfugge agli agenti austriaci che vogliono ucciderlo.
Si accompagna a una bella sposata e con lei attraversa il nord della Francia cercando di rimpatriare attraverso le Alpi.
Nel frattempo diventa il cavalier servente della giovane e la salva da mille pericoli, peste compresa.
Alla fine lei riceve una lettera dall’Italia.
Chissà che un giorno non raggiunga il suo eroe.
Azione e paesaggi, duelli alla spada e competizione d’amore. Un film di buon successo di pubblico, con la solita Binoche intensa e il giovane Martinez, già idolo delle giovanissime francesi.


La Canzone di Carla

In programmazione: 14/11/1996

Descrizione

Glasgow 1987.
George Lennox, autista d’autobus di linea, incontra Carla, una profuga nicaraguense, e se ne innamora.
Progressivamente viene a conoscenza del suo doloroso passato in seguito a un tentativo di suicidio. Carla, sandinista, è stata torturata dai Contras e il suo compagno Carlos orrendamente mutilato. George decide di aiutarla a tornare in patria e la segue.
Ken Loach e Paul Laverty invertono il punto di osservazione rispetto al precedente Terra e libertà. Là il protagonista partiva dall’Inghilterra per seguire un ideale politico e in Spagna trovava l’amore e lo sconforto rispetto a quelli che considerava compagni.
Qui George molla tutto per amore di Carla (della realtà socio-politica del Nicaragua non sa praticamente nulla) e solo una volta giunto in loco con lei comprende la complessità della situazione compiendo poi una difficile scelta finale.
Perché Loach, al contrario di quanto molti suoi detrattori ritengono, non è un ideologo a cui interessa solo sostenere una tesi politica.
Ciò che più gli importa è leggere le vite di uomini e donne che si confrontano con la Storia e fa ciò senza pretendere che lo spettatore ne sappia più del protagonista.
Spetta infatti alla sorella di George, Eileen, informarlo e informarci.
Quando Lennox giunge in Nicaragua scopre un popolo sofferente ma che non ha piegato il capo dinanzi ai Contras finanziati dagli americani. Spetta a un intenso Scott Glenn rivelare all’attonito scozzese la strategia della CIA che addestra le forze paramilitari affinandone le pratiche più crudeli.
All’ ‘autista pazzo’ e alla ‘ballerina matta’ non resta che prendere atto di una realtà che reclama il ritorno alle radici di una lotta che è di popolo ma, proprio perché tale, si alimenta grazie alle singole esistenze, ognuna delle quali deve dare una risposta individuale.
Talvolta una canzone può indicare la giusta via.


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